La storia di Viterbo

La presenza dell’uomo nel territorio dell’odierna Viterbo risale al neolitico. La prima civiltà di cui si ha testimonianza è quella del Rinaldone – cultura sviluppatasi nel centro Italia durante il periodo eneolitico (2500-1800 a.C.) – che prende il nome dall’omonima località nei pressi di Viterbo. La storia di quella che sarà la futura Viterbo è da rintracciarsi nella zona chiamata Colle del Duomo, che presenta caratteristiche tipiche di un sito naturalmente fortificato. Si ritiene che sull’altura sorgesse un’arce etrusca (ipotesi suffragata dalla morfologia dell’area) che, oltre a essere collocata lungo un asse stradale arcaico (la futura Via Cimina), risulta isolata grazie a tagliate parallele realizzate con scopi difensivi; inoltre, la presenza di necropoli organizzate in più nuclei sulle alture circostanti costituisce prova a supporto dell’esistenza di un insediamento pre-romano.

Il Castrum di Viterbo

La tradizione vuole che in epoca romana, proprio in corrispondenza dell’attuale cattedrale, sorgesse un tempio dedicato al dio Ercole. Tale credenza – già nota ad Annio da Viterbo e confermata dall’umanista viterbese Latino Latini (1513-1593) – benché non sia confermata né dalle fonti ufficiali né da ritrovamenti archeologici probanti, ha trovato un vasto seguito nella storiografia locale. Un eventuale insediamento romano potrebbe essere messo in relazione con il controllo della strada, un diverticolo della via Ciminia, che scendendo dalle falde dei Cimini e transitando per il Borgolungo (l’area dell’attuale quartiere di S. Pellegrino) e quindi per l’altura del Duomo, si allacciava al tracciato antico della Cassia. Le prime menzioni di un sito fortificato, desumibili dalle fonti scritte, risalgono all’VIII secolo d.C.: il Castrum, da identificarsi senz’altro con il Colle del Duomo, era certamente già provvisto di difese prima di questa data; non è possibile, tuttavia, stabilire se fu utilizzato già dai Bizantini come baluardo contro l’avanzata longobarda alla fine del VI o agli inizi del VII secolo. Senza dubbio fu sfruttato dai Longobardi che, insieme a Bagnoregio, Orvieto e Ferento, presumibilmente tra il 605 e il 606 d.C., occuparono Viterbo e ne fecero una loro roccaforte che risulterà ricoprire grande importanza. Nel 773 infatti fu utilizzata da Desiderio come postazione fortificata nel tentativo di assalire il Ducato Romano. Intorno a questo primo nucleo insediativo iniziarono a formarsene altri che daranno vita alla città di Viterbo, il cui nome compare ufficialmente nelle cronache nel 742 nella vita di papa Zaccaria che, durante un viaggio da Terni verso Roma transita presso il castrum di Viterbo.

Il primo Conclave della storia

La struttura urbana si andò consolidando a partire dall’XI secolo, periodo in cui fu iniziata la costruzione dell’imponente cinta muraria terminata solo nel XIII secolo. Nel XII secolo, quando la città ormai ricopriva un’importanza notevole nel territorio, Viterbo iniziò la propria espansione militare che, nel 1172 portò alla distruzione e alla conquista dell’antica città di Ferento. Nel 1192 la città fu insignita del titolo vescovile e la chiesa di San Lorenzo elevata a cattedrale. Il XIII secolo rappresentò il periodo di massimo splendore della città grazie al trasferimento della corte pontificia voluta da Alessandro IV nel maggio 1257. La decisione del papa trovava ragione di essere in una situazione politica molto complessa che, al tempo, faceva di Roma una città pericolosa e insicura. Alessandro iniziò l’ampliamento del palazzo vescovile che – grazie agli interventi dei suoi successori, in particolare di Clemente IV – assumerà le attuali forme e la denominazione di Palazzo dei Papi. Dopo la morte di Clemente, avvenuta nel 1268, Viterbo fu teatro di uno degli eventi più significativi per la storia del cristianesimo: il primo conclave. I cardinali intervenuti per l’elezione, schierati in due opposte fazioni (filofrancesi e filoitaliani), impiegarono ben 33 mesi per assolvere il loro compito. Durante l’interminabile elezione, i rappresentanti del popolo viterbese intervennero chiudendo i porporati nel palazzo papale, scoperchiando il tetto e razionando loro la somministrazione di viveri. La scelta ricadde alla fine su Tebaldo Visconti (che prese il nome di Gregorio X) il quale, durante il Secondo Concilio di Lione (1274), promulgò la costituzione apostolica “Ubi Periculum”: in essa si ratificava la regola dell’elezione pontificia secondo le modalità adottate durante l’elezione viterbese. Il 22 febbraio 1281 fu eletto Papa Martino IV che decise di abbandonare la città per trasferirsi ad Orvieto, non prima di aver interdetto Viterbo.

Lo sviluppo urbanistico

Nel XVI secolo l’urbanistica della città fu parzialmente modificata con l’apertura della strada Farnesiana, una direttrice viaria che collegava direttamente Porta Romana a piazza del Comune e alla Rocca Albornoz. Nello stesso periodo, venne aperta l’attuale porta FAUL (su disegno del Vignola) e numerosi furono anche gli interventi su chiese esistenti (rifacimento della facciata del duomo). Nell’attuale frazione di Bagnaia iniziarono i lavori di costruzione di Villa Lante, raggiungibile grazie a una nuova strada che collegava Viterbo alla Basilica della Quercia e da qui fino a Bagnaia. Nel ‘600, grazie all’interessamento della potente Donna Olimpia Maidalchini, anche l’abitato di San Martino al Cimino fu interessato da una fervente attività di ammodernamento: la nobile fece infatti costruire il nuovo borgo, seguendo un piano urbanistico che trasformerà l’abitato in un unicum nel panorama europeo.

La storia recente

Il 12 settembre 1870 Viterbo fu annessa al Regno d’Italia e il 9 ottobre del 1929 divenne capoluogo della neonata provincia. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la città subì pesanti bombardamenti che causarono numerosi decessi fra la popolazione civile. Molti edifici furono seriamente danneggiati ma la campagna di restauro che seguì permise il recupero e la conservazione del patrimonio artistico e architettonico.