Il trasporto della Macchina di S. Rosa

Ogni 3 settembre, una torre alta circa trenta metri illumina la notte viterbese: è la Macchina di Santa Rosa. Una struttura di circa cinquanta quintali di peso, illuminata da candele, fiaccole e luci, che viene portata a spalla da oltre cento uomini – i Facchini di Santa Rosa – lungo un percorso di oltre un chilometro che si snoda nelle vie del centro storico di Viterbo. Una tradizione che si rinnova da più di 750 anni, un evento unico al mondo che, dal 4 dicembre 2013, è stato riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio Culturale Intangibile dell’Umanità. Il riconoscimento, conseguito a Baku (Azerbaijan) nell’ambito dell’ottavo Comitato intergovernativo UNESCO, è stato conferito alla Rete delle grandi Macchine a Spalla italiane (Macchina di Santa Rosa, Gigli di Nola, la Varia di Palmi e i Candelieri di Sassari) poiché esprimono senso di identità e appartenenza per le comunità praticanti, rafforzandone la coesione sociale.

Non a caso, la frase che riecheggia nelle vie del centro di Viterbo la sera del 3 settembre è <Siamo tutti d’un sentimento!>. C’è chi il Trasporto lo vive come uno spettacolo folcloristico, chi invece gli dà una forte valenza religiosa: nonostante la differenza nell’approccio, resta innegabile che sia un evento che attira in centro migliaia di persone del posto e altrettanti turisti, tutti uniti – quella sera – dalla fascinazione esercitata dalla Macchina di Santa Rosa.

Se il 3 settembre è un giorno speciale per i viterbesi, lo è forse ancor di più per i Facchini di Santa Rosa: quegli “eroi per un giorno” che dal 1978 sono riuniti in Sodalizio e si fregiano del titolo di Cavalieri di Santa Rosa. A loro spetta l’onore e l’onere di portare a spalla la Macchina di Santa Rosa; a loro, poco prima del trasporto, il vescovo impartisce la benedizione in articulo mortis: sebbene al giorno d’oggi siano numerose le misure di sicurezza messe in atto per proteggere i Facchini, il loro rimane un compito faticoso e arduo, non scevro da incidenti e pericoli. Una prova di forza e di fede per onorare la patrona della città, la piccola Santa Rosa morta nel 1251 ad appena diciotto anni.

A lei, ogni anno, la città di Viterbo dedica con grande emozione la sera del 3 settembre. A parte rare eccezioni, la Macchina di Santa Rosa si rinnova ogni cinque anni con un apposito bando indetto dal Comune di Viterbo.