Il teatro dell’Unione

Il Teatro dell’Unione fu costruito per volontà di un gruppo di notabili cittadini viterbesi, capeggiati dal Conte Tommaso Fani Ciotti, che nel 1844 si unirono nella “Società dei Palchettisti”: il teatro prese il nome, appunto, dalla loro “unione”. Sebbene al tempo in città esistesse già il Teatro del Genio, nell’Ottocento il nuovo teatro divenne il primo per importanza e prestigio poiché l’impulso che ne permise l’edificazione e ne agevolò la frequentazione fu la passione, comune all’epoca nelle principali città italiane, per l’opera lirica.

Il progetto

Oltre alla Società dei Palchettisti, il progetto prevedeva una compartecipazione da parte del Comune di Viterbo, il quale garantì l’acquisto di almeno cinque palchi. Il primo atto della Società fu l’elezione della Deputazione Teatrale composta dal Delegato Apostolico Mons. Orlandini e da sei deputati: Tommaso Fani, Antonio Calandrelli, Domenico Liberati, Giuseppe Signorelli, Cesare Calabresi e Vincenzo Federici, ingegnere comunale. La scelta della località dove erigere il Teatro ricadde sulla Contrada San Marco, dopo aver scartato l’idea di abbattere il Teatro del Genio e le abitazioni vicine per costruirvi il nuovo edificio. La Deputazione propose inoltre di dare all’Unione la forma del Teatro Argentina di Roma. Il 20 Giugno 1845 fu bandito il programma di concorso per la costruzione del teatro; l’incarico di valutare i progetti fu conferito all’Accademia Nazionale di San Luca che, tra le proposte esaminate, selezionò quella di Virginio Vespignani, tra i più illustri esponenti del neoclassicismo eclettico italiano.

L’inaugurazione

Il teatro fu inaugurato nel 1855 con una prestigiosa stagione lirica che, con tre melodrammi e un balletto, si protrasse dal 4 agosto al 25 settembre. Il successo fu tale che negli anni successivi, grazie al crescente interesse da parte del pubblico, alle programmazioni liriche si affiancarono lavori di prosa del repertorio dell’epoca. Dai primi anni del ‘900, il teatro ospitò anche alcuni spettacoli cinematografici.

La ricostruzione post-bellica

Durante la seconda guerra mondiale, i bombardamenti che colpirono la città di Viterbo danneggiarono anche il teatro: la deflagrazione dell’ordigno che colpì l’ala est – dove erano ubicati i camerini – comportò danni agli affreschi del foyer, della biglietteria e a una porzione dell’affresco della sala. Per accedere ai fondi previsti per le ricostruzioni post belliche, gli eredi della Società dei Palchettisti decisero di vendere l’edificio al Comune che si occupò del restauro e da allora ne è proprietario. Il teatro fu nuovamente inaugurato nel settembre 1952.

Un gioiello architettonico

La sua conformazione architettonica – caratterizzata dalla separazione tra sala e scena, dalla simmetria e dalla prospettiva dell’impianto, dal palco in declivio, dalla divisione gerarchica dei posti – e le raffinate decorazioni rendono il Teatro dell’Unione uno dei gioielli architettonici di Viterbo e uno dei teatri all’italiana ottocenteschi più belli del Lazio.

Per ulteriori informazioni: www.teatrounioneviterbo.it